Mandy: recensione del film

mandy-1-nicolas-cageMandy è un film di Panos Cosmatos (figlio d’arte: suo padre George P. Cosmatos diresse tra le altre cose The Cassandra Crossing nel 1976 e Tombstone nel 1993) con protagonisti Nicolas Cage e Andrea Riseborough. Era da quando andai al Sitges Festival un anno fa (a vedere il concerto di John Carpenter, ci sta che lo abbia scritto già quelle due, trecento volte sul blog) che volevo vedere questo film e finalmente ci sono riuscito! E non mi ha deluso, lo scrivo subito: è un gran bel film! Perché? Ve lo spiego qui sotto. Per la cronaca: a Sitges gli han dato il premio al miglior regista a Cosmatos.

Mandy è un revenge movie, un film di vendetta. Si tratta di un vero e proprio sotto-genere dei film d’azione che ha esponenti illustri come John Wick (2014) e Oldboy (2003) o, per andare più indietro nel tempo, The Crow (Il corvo, 1994) e Mad Max (1979), giusto per citarne alcuni. Come saprete se avete visto qualche film del genere, la trama è solitamente molto semplice: al protagonista viene ucciso qualcuno di caro e quindi l’unica cosa che gli resta da fare è trucidare tutti i responsabili fino ad appagare la propria sete di vendetta. Aggiungo che la maggior parte dei film di questo filone è pura spazzatura, a volte pure reazionaria ed insopportabile tipo Commando (1985) o Collateral Damage (Danni collaterali, 2003). Ma Mandy non lo è, tutt’altro!

La trama in due parole: Mandy (Andrea Riseborough) e Red (Nicolas Cage) sono una coppia innamorata che vive tranquilla in una casa isolata in una foresta. Un giorno passano lì vicino tale Jeremiah (Linus Roache), il leader di una setta para-religiosa (i Children of the New Dawn), e i suoi scagnozzi. Al vedere Mandy (con la sua meravigliosa maglietta dei Black Sabbath), Jeremiah si innamora e decide di rapirla (con l’aiuto di tre motociclisti neri e misteriosi), drogarla e concederle di fare l’amore con lui. Ma Mandy ride di lui e paga a caro prezzo questa mancanza di rispetto: viene bruciata viva di fronte all’impotente Red. Ferito ma determinato a vendicarsi, non ce ne sarà per nessuno.

Panos Cosmatos non è un regista che vi possa lasciare indifferenti. Tutta la prima parte del film in cui seguiamo Red e Mandy che fanno la propria vita è piena di immagini splendide e poetiche in cui sembra quasi di assistere ad un sogno. I colori sono del tutto innaturali, i cieli sono come dipinti, la casa dei due è illuminata in modo inconcepibile con zone rosse, gialle, blu e verdi l’una accanto all’altra, dei lens flare soffusi ci mostrano il tutto come dietro a dei filtri… Surreale il dialogo tra Red e Mandy sdraiati a letto con delle luci rosse che si alternano all’oscurità più completa, per esempio. All’arrivo della setta (in pieno stile Charles Manson), i colori si fanno ancora più intensi, con il rosso che arriva a dominare tutto fino alla scena dell’omicidio di Mandy. Immediatamente dopo le cose si calmano un po’, con Red che organizza freddamente la propria vendetta (grazie al suo amico Caruthers interpretato dal mitico Bill Duke di Predator, 1987), prima di ripartire per la tangente per un finale assolutamente devastante.

In tutto questo c’è spazio per:

  • Red forgia un’ascia interamente di metallo che ha la stessa forma della F del logo dei Celtic Frost, gruppo metal svizzero;
  • Red e uno della setta fanno un combattimento brandendo due motoseghe come fossero delle spade;
  • Red fa la doccia nel sangue dei responsabili della morte della sua amata;
  • Red sniffa una montagna di cocaina subito dopo aver provato un acido capace di bruciare completamente il cervello alla gente;
  • una citazione del mitico Heavy Metal (1981) in una delle sequenze animate dove Mandy trova un oggetto che emana una luce verde.

Nonostante quello che possa sembrare da questa breve descrizione, il film è tutt’altro che stupido. Prima di tutto va detto che la vendetta non porta ad un finale felice: Red alla fine è completamente impazzito, ha visioni di Mandy e del mondo che lei stava leggendo nel libro all’inizio del film. Così come per il Max di George Miller, la disumanità degli omicidi porta alla follia, non alla felicità o alla pace. Poi dal punto di vista visivo siamo di fronte a qualcosa di unico e di una fattura a dir poco pregevole (che fotografia e che colori!). E la colonna sonora di Jóhann Jóhannsson è splendida e guadagna pure punti per l’uso in apertura della splendida Starless dei King Crimson (tratta dall’album del 1974 intitolato, ma guarda un po’, Red). Peccato che poi Jóhannsson si sia suicidato l’anno scorso ingerendo una dose di cocaina probabilmente simile a quella che vediamo nel film…

Insomma, per me questo film è una bomba. Leggendo in giro mi accorgo che probabilmente sono l’unico o quasi a pensarla così, e me ne dispiaccio: questa è una di quelle rarissime volte in cui Nicolas Cage si è prestato ad un progetto meritevole e si è impegnato a recitare decentemente! Ma povero Cage, lasciamolo in pace… io vi invito a cercare e guardare Mandy se vi ispira il genere: a me ha ricordato anche un po’ Climax (2018) che a quello stesso Sitges Festival di cui sopra ha vinto il premio come miglior film, ma mi è sembrato migliore, più concreto. Ciao!


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21 risposte a "Mandy: recensione del film"

    1. Non ce l’hai fatta perché l’hai trovato pesante o brutto? Cage ultimamente si presta a moltissimi progetti direct to DVD che sono garanzia di scarsa qualità, ma Cosmatos è uno serio che fa pochi film ma tutti ragionati, con un senso e con qualcosa da dire!

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      1. L’ho trovato pesante, ma credo gli darò una seconda possibilità più avanti. Tra i tanti “filmacci” che Cage ha girato negli ultimi tempi ce n’è uno che mi ha convinto particolarmente: 2030 fuga per il futuro. L’hai visto?

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  1. Davvero, povero Cage! Ormai è diventato quasi un meme prendersela con lui, quando in realtà sa fare anche delle belle cose; il suo problema è che non sempre sa selezionare bene i suoi ruoli, e nella foga di lavorare il più possibile spesso sceglie di partecipare anche a cose improponibili.

    Non sono un fan dei revenge movie, per quanto Il Corvo abbia segnato la mia adolescenza, ma se lo consigli così caldamente potrei dargli una possibilità.

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    1. Per me è un mistero perché accetti tutti questi lavori di così scarsa qualità! Ha così tanto bisogno di soldi???

      I buoni revenge movie secondo me sono pochi, e ne hai citato uno splendido! Mandy per me rientra in quei pochi…

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  2. Ci ho pensato parecchio, secondo me la chiave di lettura è la fantasy novel che Mandy sta leggendo: fantasy di consumo alla John Carter, quelli con copertine che ritraggono un eroe maschile sulla superficie di un qualche pianeta alieno, un cielo dai colori innaturali e una qualche strana struttura appoggiata sull’orizzonte. Che potrebbe essere anche la copertina di un qualche cd metal anni ’80, quell’estetica insomma da Heavy Metal di Bakshi. La storia è fantasy, compresa la forgia delle armi e il malvagio “stregone” che evoca “demoni” per farsi servire. Tutto fra virgolette perché l’atmosfera sognante/lisergica non permette di capire se stiamo parlando di soprannaturale o no, il che ci porta naturalmente in un territorio dove non è neanche troppo importante e tutto funziona, dai motociclisti-cenobiti al duello fra motoseghe giganti.
    Fantastico Nick Cage, la scena nel bagno e YOU RIPPED MY SHIRT entrano direttamente nella sua personale antologia.

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    1. Splendida questa tua interpretazione di Mandy! Ora che mi ci fai pensare, ci sta tutta e mi fa apprezzare ancora di più il film, come se ce ne fosse stato bisogno!

      Qui Cage superlativo, cosa che ultimamente si può dire di rado delle sue performance…

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