Star Trek: Voyager – S03E05, Profeti e perdite

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Appena ho visto i Ferengi sullo schermo la mia prima reazione è stata di incredulità. Davvero non ci potevo credere. Avendo visto almeno un paio di volte l’intera serie Star Trek: Deep Space Nine, ho sviluppato un sano odio per gli episodi Ferengi, che è sinonimo di non divertenti, ripetitivi, stupidi e che non portano a nulla. Ne posso salvare giusto un paio che mi vengono in mente, cioè Gli omini verdi (Little green men, quarta stagione) e I magnifici Ferengi (The Magnificent Ferengi, sesta stagione, con special guest star Iggy Pop). E così i creatori di Voyager hanno pensato bene di importare questa malattia in questa serie in teoria immune alla contaminazione Ferengi essendo ambientata dall’altra parte dell’Universo. Molto bene.

Anzi, molto male. L’episodio, intitolato Profeti e perdite (False Profits il gioco di parole originale) non sorprendentemente, fa schifo. Praticamente siamo ai livelli di Oltre il limite. E di qualunque altro episodio Ferengi, o qualunque episodio con Lwaxana Troi in The Next Generation. Ma almeno lì c’era la giustificazione “La moglie del capo deve lavorare” con Roddenberry creatore della serie. Qui non c’è nemmeno quello! Chi ha pensato che fosse una buona idea scrivere una storia così idiota?

Si continua qui la trama di Tunnel conteso (The price), episodio della terza stagione di The Next Generation, dove due Ferengi rimanevano intrappolati al di là di un wormhole instabile. Ed eccoli (Dan Shor e Leslie Jordan): fanno i grandi saggi in un pianeta con delle donne seminude che gli masturbano le orecchie per la maggior parte del tempo. Ugh. Non perdo nemmeno altro tempo a scrivere di questo obbrobrio. C’è la possibilità per la Voyager di usare lo stesso tunnel usato dai Ferengi per tornare al quadrante Alpha ma la cosa fallisce per una serie di azioni una più stupida dell’altra da parte sia di quelli della Federazione che dei Ferengi. Il viaggio riparte. Verso il prossimo episodio, presto! Ciao!

PS: Che soddisfazione ascoltare Robert Duncan Mcneill nel podcast The Delta Flyers distruggere questo Profeti e perdite che davvero è ingiustificabile e indifendibile. Garrett Wang è più buono nel giudizio, e non capisco perché!


Episodio precedente: Lo sciame

Episodio successivo: Un sogno per ricordare


8 risposte a "Star Trek: Voyager – S03E05, Profeti e perdite"

  1. Alla tua coppia di episodi “sopportabili” aggiungerei anche il primo incontro tra l’Enterprise ed i Ferengi in TNG (“The Last Outpost”) e quello in Star Trek: Enterprise… tornando a noi niente da fare, ci risiamo: per l’ennesima volta si è voluto ignorare il fatto che i Ferengi possono sì funzionare come comprimari, in una storia che sia scritta con tutti i crismi, ma NON (o, comunque, quasi mai) come personaggi principali, pena il ritorno in automatico ai soliti stereotipi sulle leggi dell’Acquisizione, sugli “aneddoti” riguardo alle orecchie, sul Grande Nagus ecc.ecc. e qui non si fa eccezione. Quando invece si poteva almeno tentare di farlo, avendo a disposizione un intero nuovo quadrante…

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  2. Sai che invece sono contento di questo episodio? C’ero rimasto davvero male al pensiero di quei due poveri Ferengi lasciati a morire nel vuoto del quadrante Delta, in quel vecchio episodio di TNG, e sapere che invece si erano rifatti una vita (e che vita! Ammazza quanta pelle femminile in vista per un episodio trekkie!) mi ha consolato ^_^
    La nuova fiammante violazione di ogni regola della Federazione di Janeway, che c’ha proprio la faccia come una ferengi, è controbilanciata dal suo machismo. Acciuffati i due “falsi profeti” (davvero demenzialmente idiota il titolo italiano) li guarda con occhi di ghiaccio e dice: «In un modo o nell’altro… voi verrete con noi» (One way or another, you’re coming with us). Voi, Robocoppa! E Murphy (Dead or alive, you’re coming with me.) muto! 😀

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  3. Ahahah! Faccia da Ferengi è un insulto niente male!

    Io proprio non li sopporto i Ferengi così presenti in un episodio. La morte nel quadrante Delta è quello che si meritano, anzi, devono soffrire! Certo che con tutte quelle bimbe poco vestite di sofferenza c’è n’era ben poca…

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