Escape from New York: recensione del film

46f79gn8giafpl6dlpf63tarkaq1997: Fuga da New York (semplicemente Escape from New York il titolo originale) è uno dei pochi successi al botteghino di John Carpenter (era comunque un film a basso budget, 6 milioni di dollari dell’epoca), che pur essendo giovanissimo quando lo diresse (era il 1981) aveva già fatto scalpore col suo Halloween (1978), di due anni successivo al suo splendido Assault on Precinct 13 (Distretto 13: Le brigate della morte) e non aveva particolarmente impressionato con The Fog (1980), pur se è un film che personalmente adoro.

In Escape from New York il regista statunitense continua il discorso iniziato proprio con Assault e fa un altro film con un antieroe protagonista dove non perde occasione per sbeffeggiare l’autorità e l’ordine costituito. In questo caso Kurt Russell (conosciuto lavorando al film per la TV intitolato Elvis fatto due anni prima) è Snake Plissken (in italiano chiamato Iena invece di Serpente, facendo perdere così di significato il suo enorme tatuaggio del serpente che nasce dalla sua zona pelvica), un criminale ed ex-eroe di guerra, che viene mandato nel carcere di massima sicurezza che è diventato Manhattan nel futuro (il 1997, appunto) per salvare il presidente degli Stati Uniti lì precipitato ed interpretato in modo da esaltarne la stupidità ed il cinismo dal grandissimo attore britannico (!) Donald Pleasence, ovvero il dottor Loomis di Halloween. Snake ha soltanto 24 ore di tempo per salvarlo, come gli spiega lo spietato direttore del carcere interpretato da Lee Van Cleef, che Carpenter dev’essere stato onorato di dirigere vista la sua passione per i film western (volendo, ci sono molti elementi western anche in questo film). Dati i pochi soldi a disposizione, però, dovette fare del suo meglio per girare tutte le scene con il suo personaggio in una sola giornata di lavoro! Di fatto, alcune sue scene sono sfocate, ma Carpenter non ebbe la possibilità di girarle di nuovo perché, appunto, Van Cleef non era più disponibile. Ma mi sto già perdendo in dettagli!

Andiamo al sodo: questo film non solo è un cult, ma è anche un vero e proprio capolavoro! Snake è un personaggio indimenticabile: noncurante di ciò che gli succede intorno, va dritto alla meta e segue una sua personale morale che lo rende integro ai nostri occhi, ma assolutamente antisociale e fuori da qualsiasi schema. Nella sua missione incontra vari altri personaggi degni di nota: il già citato direttore Hauk (Van Cleef) con cui si instaura un bel rapporto di reciproca stima nonostante siano su due fronti diversi, Brain (il compianto Harry Dean Stanton) e Maggie (l’allora moglie di Carpenter, quell’Adrienne Barbeau già vista in The Fog dell’anno precedente), il taxista Cabbie (Ernest Borgnine), e soprattutto il Duca di New York completamente schizoide interpretato da colui che darà la voce a Chef nelle prime stagioni di South Park, Isaac Hayes. Tutti personaggi che si stupiranno che Snake sia vivo e ripeteranno la stessa frase “I thought you were dead!“, cioè “Pensavo fossi morto!“, un po’ come Napoleon Wilson di Assault on Precinct 13 chiedeva a tutti se avessero una sigaretta col suo “Got a smoke?“.

La società totalmente deviata della New York isolata dal resto degli Stati Uniti è la più classica delle società post-apocalittiche, ma lo è proprio perché questo stesso film ha contribuito a definirla, così come altre opere fondamentali tipo i Mad Max di George Miller. E la cosa splendida è che alla fine del film i criminali di Manhattan non sono affatto peggiori delle autorità che ce li hanno rinchiusi che usano Plissken come un oggetto più che un essere umano e che stanno organizzando una guerra mondiale con ordigni nucleari.

E che dire della colonna sonora strepitosa composta dallo stesso Carpenter (che è pure sceneggiatore insieme all’amico Nick Castle)? Il tema iniziale, poi riutilizzato in più punti del film, è semplicemente fantastico! Anche gli effetti speciali sono notevoli e al 100% pratici. Per esempio sono strepitosi i matte painting a cui lavorò anche un giovane James Cameron, cioè gli sfondi disegnati utilissimi per far sembrare New York un posto che non lo era, visto che solo la scena degli elicotteri a Liberty Island fu davvero girata a New York!

Insomma, diciamolo, questo film non solo aveva tutti gli elementi per far considerare Carpenter un maestro, cosa che indiscutibilmente è, ma aveva anche tutti gli elementi per farlo odiare dalla Hollywood che conta (la critica sociale e la satira, il rifiuto dello schema “eroe senza macchia e senza paura che sconfigge il cattivo e conquista la bella di turno”…), che poi sfrutterà le critiche al suo The Thing (La cosa) dell’anno successivo per cominciare a marginalizzarlo e a renderlo sempre più inoffensivo (cosa capitata anche ad altri registi intelligenti e “contro” come Romero e Gilliam, per esempio). Ma questa è un’altra storia.

Che altro dire di Escape from New York? Che è sì un film d’avventura e fantascienza, ma in realtà punta moltissimo a creare atmosfera, cosa che fa grazie ad una fotografia spettacolare che usa benissimo le luci artificiali della città (il film si svolge interamente di notte) e a dialoghi quasi sussurrati, sembra quasi un film noir!

Infine, consiglio vivamente di comprare il DVD di questo film per le scene tagliate (come quella della rapina alla banca finita male per Snake) e per il commentario di Kurt Russell e John Carpenter che raccontano aneddoti sul film, davvero imperdibile! È uscita recentemente una super edizione in Bluray ma ancora non me la sono comprata, pare ci sia del contenuto addizionale… via, mi fermo qui. Se non avete visto Escape from New York, spero di avervi fatto venire voglia di farlo. Se l’avete visto, spero di avervi dato qualche interessante spunto di riflessione. Ciao!

PS: no, non mi sono dimenticato che nel 1996 Carpenter abbia fatto il seguito, Escape from Los Angeles (Fuga da Los Angeles, in italiano). Un giorno scriverò pure di quello… [update di novembre 2020: fatto!]


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41 risposte a "Escape from New York: recensione del film"

  1. Il tono beffardo ma nichilista e triste crea un risultato a mio avviso ancora insuperato… sui finali di Carpenter, per altro (tutti quanti), ci sarebbe da scriverci tanto tanto tanto… come sui finali di Verdi, Debussy, Rachmaninov, Stravinskij, Strauss, Messiaen…

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  2. Sei riuscito a farmi venire voglia di rivederlo, anche se l’ho già visto un sacco di volte 🙂
    Film strepitoso, e l’edizione in blu ray è qualcosa di imperdibile. Poi la colonna sonora, l’atmosfera, Ernest Borgnine e Lee Van Cleef… tanta roba.

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  3. I love this film for all the reasons you outline in your post. Some might say the special effects are a little hokey but who cares when the cast is chock full of great actors. Oh and Kurt Russell is the epitome of cool here. “Call me Snake.”

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